I diritti del producer

Il producer è una figura che negli ultimi anni ha assunto una rilevanza fondamentale nel mondo della musica contemporanea.
Infatti, si è passati dalle band che componevano le proprie musiche e i propri testi a cantanti solisti che si affidano a terzi per la stesura di basi musicali su cui poter appunto apporre la propria voce.

Questo modello ha avuto maggior sviluppo (ormai trentennale) principalmente nell’ambito rap, ma si è imposto anche nel pop, soprattutto con l’avvento della produzione musicale tramite DAW, ossia tramite degli appositi programmi (software) attraverso cui poter comporre delle opere musicali.

Se prendiamo la classica bipartizione dei ruoli (e quindi dei diritti di cui sono titolari) tra compositore e musicista, è evidente che il producer fuoriesce da tale modello.

Il producer (da non confondere con il produttore di fonogrammi o, più volgarmente, “etichetta”) infatti non solo compone la melodia, organizza la struttura dell’opera, crea l’armonia della stessa, ma “suona” i vari strumenti presenti nel brano musicale, il quale è, sostanzialmente, la fissazione della composizione (dello spartito).
Infatti, anche se tramite una tastiera da pc, il producer esegue la sua composizione. Inserisce una linea di basso (ad esempio) e la “suona”. L’utilizzo di un basso acustico, di un sintetizzatore analogico o di un mouse non è rilevante a questi fini.

La conseguenza di tutto questo discorso è semplice: il producer non detiene unicamente i diritti di compositore dell’opera, ma altresì quelli di artista, interprete ed esecutore (“AIE”), ossia è titolare dei diritti connessi al diritto d’autore.

Il tema assume rilevanza quando il producer si interfaccia con il rapper o cantante di turno. Deve essere chiaro, infatti, che qualora questi intenda ottenere tutti i diritti economici del producer, al fine di poter commercializzare liberamente il brano, non può limitarsi a ottenere i diritti d’autore del producer, ma deve altresì acquistarne i diritti connessi.

Questo deve anche essere un monito per le case discografiche, le quali, spesso, non hanno l’accortezza di far sottoscrivere un contratto discografico anche al producer (il quale, inoltre, ha nella maggior parte dei casi la proprietà del master).

Cosa succederebbe se poi il brano in questione dovesse avere successo? Che la casa discografica sarebbe costretta ad affrontare una causa giudiziaria oppure ad arrivare a un accordo economico con il producer. Capite bene che arrivare a un accordo del genere, ossia dopo il successo del brano, potrebbe comportare una spesa ben maggiore rispetto alle condizioni economiche del contratto discografico fatto sottoscrivere prima della diffusione del brano.

Prevenire è meglio che curare!

Andrea Allegritti

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